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INTERVISTA ad Angelo Peretti | ESERCIZI SPIRITUALI per bevitori di vino

Intervista ad Angelo Peretti a cura di Laura Riolfatto


Intervista ad Angelo Peretti - Laura Riolfatto

Lo scorso 20 gennaio a Venezia - ai docks cantieri cucchini - abbiamo aperto la rassegna ENOLOGISMI con un evento dedicato al libro di Angelo Peretti "Esercizi Spirituali per bevitori di vino". È stata una serata stupenda, ricca di contenuti e fortemente sentita, in cui Angelo ci ha parlato della vita attraversando il vino. Ci ha ricordato che l'esercizio quotidiano può fare la differenza e dovrebbe essere praticato per continuare a stupirci, a sorprenderci, ad osservare, ad emozionarci, a praticare gentilezza e a guardare oltre ...  se poi il vino diventa strumento per tutto questo, allora il piacere della vita può diventare una sorpresa e una conoscenza continua.


Ringrazio di cuore Angelo per questa intervista e per aver risposto alle mie domande sul suo prezioso e stimolante libro.


Intervista ad Angelo Peretti - Laura Riolfatto

Esercizi Spirituali per bevitori di vino è un libro che racconta il vino in una maniera inusuale, diciamo esperienziale. Il vino diventa uno strumento per parlare e raccontare la vita, attraversando ricordi, citazioni, incontri, esperienze, avventure, sperimentazioni … come nasce l’idea e soprattutto cosa si vuole restituire al lettore?


Mi occupo di vino da quasi quarant’anni come giornalista, critico e compilatore di strategie per alcune denominazioni di origine. Ho assistito in prima persona alla costruzione della storia moderna del vino, che per l’Italia incomincia nella seconda metà degli anni Ottanta, dopo il dramma del metanolo, costato la vita a numerose persone. Da allora, abbiamo vissuto un periodo di grande crescita qualitativa e commerciale. Col tempo, però, mi resi conto che la narrazione del vino, alla quale anch’io partecipavo, parlava un linguaggio noioso, destinato a una setta di iniziati, comprensibile solo dagli addetti ai lavori. In tal modo, il vino smarriva la sua stessa ragion d’essere, fondata sullo spirito della convivialità, che è fatta di relazioni fra le persone, e dunque di umanità. Volevo recuperare uno spazio all’umanità del vino, per trasferirla al lettore. Pensai alla tradizione epicurea degli “esercizi spirituali”, gli incontri nei quali i filosofi discutevano della vita. Sulla base di quel modello, decisi di scrivere una serie di riflessioni sulla vita che usassero il vino come metafora. Ho scritto della vita per parlare del vino e del vino per parlare della vita. Ci ho messo più di cinque anni, ma ha funzionato.


Intervista ad Angelo Peretti - Laura Riolfatto

Io mi Emoziono

Il vino non è Emozione

Nel capitolo DENTRO ci parli di emozione, ci racconti che per te le emozioni sono legate alle persone e non alle cose – astenersi da chi dice che il vino lo emoziona.

Per te il vino è un oggetto e non ha nulla a che vedere con il soggetto persona.

Puoi approfondire questo concetto che ribalta l’oggetto-soggetto?


I sentimenti, tutti i sentimenti, appartengono esclusivamente alle persone e in quanto tali sono destinati alle persone, o magari anche agli animali di compagnia, che non a caso nella lingua inglese vengono citati con il pronome maschile e femminile, come componenti a tutti gli effetti della famiglia. Invece, non può esserci uno scambio di sentimenti con un oggetto, perché non può esistere alcuna forma di reciprocità, di scambio, fra l’oggetto e la persona. Gli oggetti non provano sentimenti. Dunque, non ha senso dire che “il vino è emozione”. Sono io che mi emoziono quando bevo un vino, e che trasmetto la mia emozione ad altre persone. Per questo stesso motivo, non mi piace che si parli di “passione per il vino”. La passione si rivolge alle persone, non agli oggetti. Se penso che un oggetto possieda un sentimento o che io possa provare passione per un oggetto, sto personificando quell’oggetto, e questo rischia di farmi sconfinare nella patologia, nella malattia dell’anima.


Intervista ad Angelo Peretti - Laura Riolfatto

Il vino e la vita si intrecciano

Nel capitolo APNEA ci ricordi e ci chiedi di continuare a stupirci, di sorprenderci, di guardare oltre, di lasciarci sorprendere. Credi che il vino possa contribuire e possa aiutarci in tutto questo?


Il vino autentico, ossia quello che racconta la maniera nella quale un vignaiolo interpreta la propria terra e la comunità delle persone che vivono su quel pezzo di terra, è fonte continua di stupore. Narra le luci, i paesaggi, le stagioni, è mutevole, evolve in continuazione, ha un’alba e un tramonto come ce l’ha la nostra vita. Il vino va ascoltato con pazienza e con moderazione per allenarsi allo stupore generato dalla vita.



Oggi tra guide, premi, punteggi, influencer e social media dove il vino viene comunicato in maniera “urlata e ostentata”, molte persone fanno fatica ad avvicinarsi in maniera sana al vino, perché si sentono escluse all’interno di un sistema sempre più elitario, ristretto e irraggiungibile. Secondo te come dovrebbe essere divulgato il vino e che ruolo dovrebbe avere un comunicatore in questo settore, che ultimamente sembra senza regole ed eticamente confuso.


Per rispondere, uso le parole di una influencer italiana del settore dei profumi, Matilda Morri, che ho letto sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica”: “Per parlare di fragranze su TikTok bisogna creare connessioni metaforiche sensoriali che richiamino emozioni, sensazioni, situazioni specifiche”. Tutto questo si chiama sinestesia. La comunicazione del vino non è mai riuscita a utilizzare codici sinestetici, che leghino le esperienze comuni e quotidiane delle persone con quelle offerte dal vino. In questo modo, fasce sempre più ampie di popolazione si sono sentite lontane e quasi scacciate dal mondo del vino. Insieme a questo, occorre dimostrare concretamente una grande trasparenza e una consistente sincerità, due valori che spesso il mondo del vino proclama, ma tende ad applicare poco e parzialmente.


Intervista ad Angelo Peretti - Laura Riolfatto

Il vino è un atto agricolo.

“Ho sempre creduto che l’agricoltura sia non solo la più antica ma anche la più importante attività umana. È la base della Cultura e della Civiltà stessa”

In questa citazione riconosci il senso del fare agricoltura e del fare vino.

Come è nata la tua vocazione al vino?

 

I miei nonni materni erano mezzadri, mio padre era giardiniere, per questo ho sempre avuto forte un legame con la terra, e dunque anche con il vino, che è una delle massime espressioni culturali del lavoro contadino. Inoltre, sono nato e cresciuto in un ambiente fortemente intriso di cattolicità, e la religione cattolica ha il proprio momento di massima espressione nel rito della consacrazione del pane e del vino. La mia “vocazione” al vino riflette il contesto da cui provengo. Anche il mio primo incontro con il vino “buono” avvenne in ambito religioso: fu quando, nel prepararci alla prima comunione, il curato della mia parrocchia fece assaggiare a me e ai miei compagni la particola non consacrata e il vino da messa. Oggi ci si scandalizzerebbe per l’assaggio del vino da parte di un ragazzino, ma allora il vino era del tutto comune sulle tavole venete. Quel giorno capii che il vino poteva essere molto buono, e dunque molto diverso da quello che bevevano i miei nonni e mio padre. In più, possedeva un’aura di spiritualità, che mi sono trascinato dietro e che intride, laicamente, anche il mio libro “Esercizi spirituali per bevitori di vino”.


Intervista ad Angelo Peretti - Laura Riolfatto

Felicità

L’arte di essere felici è molto difficile e si conquista con gli anni

Nel capitolo Felicità ci racconti che quando il vino è buono si finisce a parlare della vita e il vino migliore è quello che non fa parlare del vino.

La felicità si può raggiungere facendo esercizi spirituali, puoi approfondire il tuo concetto di felicità?

 

C’è una maniera empirica e semplice per verificare il proprio grado di felicità: guardarsi allo specchio. Se ti vedi sorridere, sei felice, sorriderai alla vita e la vita ti sorriderà. Se ti vedi triste, sorriditi, e la giornata svolterà. Io ci ho messo più di quarant’anni per capirlo e per capire che occorre impegnarsi a leggere sempre il lato positivo di quanto accade nella vita, anziché quello negativo. Bisogna sviluppare l’ottimismo, che è poi l’atteggiamento di un qualunque bevitore di vino quando si accinge a stappare una bottiglia: nessuno apre una bottiglia con l’aspettativa di un vino cattivo, sarebbe quanto meno autolesionista. Tutti questi atteggiamenti sono esercizi spirituali, mettono in campo la nostra dimensione immateriale. Approcciare la vita in senso positivo, vivere i propri giorni con serenità richiede un continuo esercizio dello spirito.



Intervista ad Angelo Peretti - Laura Riolfatto

Mi resi conto che i vini più interessanti possiedono una personalità.

Somigliano alle persone che li fanno e a quelle che li bevono.

I vignaioli ci mettono le loro competenze, che non sono influenzate soltanto dalla tecnica ma anche dall'umore e perfino dai sentimenti. Chi li beve riversa nel calice le proprie esperienze di vita”

Nel tuo libro mi hanno colpito molto queste parole, per te l’uomo rimane l’ingrediente fondamentale e segreto del vino, come un artista per la propria opera d’arte?


Mi è molto cara la definizione di persona, che rappresenta le due dimensioni insiste nell’essere umano: quella materiale e quella spirituale. Siamo materia e sentimento. Chi ha fede, parla di corpo e anima. Il vino è una delle forme nelle quali le persone - siano esse produttori di vino o bevitori - rappresentano se stesse e il proprio modo di sentire la vita. Il vino nasce dalle persone per le persone. Dunque, l’umanità è davvero l’ingrediente fondamentale del vino. Bisogna fare più spesso gli “esercizi spirituali” per poter percepire le sfumature dell’umanità. Il vantaggio è che quelli che ruotano al vino sono esercizi molto piacevoli, avendo a che fare con un buon calice bevuto con gli amici.


Angelo Peretti

Ampelos Edizioni - Luglio 2023



Angelo Peretti (Garda, 1959) si occupa di vino come giornalista e critico da più di trent’anni. Dirige il giornale on line The Internet Gourmet. Ha collaborato con alcune delle maggiori guide italiane dei settori del vino, dell’olio e della ristorazione, ha redatto piani strategici per vari consorzi di tutela (tra i più recenti quelli relativi al Chiaretto di Bardolino e all’Asolo Prosecco) e ha pubblicato manuali sui vini italiani e sugli abbinamenti tra cibo e vino, tra cui Vini e spumanti e Il Vino. Gli abbinamenti ideali, entrambi per Giunti Editore e Il Lugana e Il Bardolino per Morganti Editore. La federazione dei vignaioli dei territori viticoli storici della Slovenia (Slovenska Velika Lega) cita la sua definizione di terroir «non è la tecnica a fare il vero vino, ma è la memoria inscritta nelle cose» come proprio riferimento.

La giornalista americana Irene S. Levine ha scritto di recente su Forbes: «Peretti is a true Renaissance man with a deep appreciation of the history, culture, foods, and wines of his birthplace». (Peretti è un autentico uomo del Rinascimento, con una profonda passione per la storia, la cultura, il cibo e i vini dei suoi luoghi natali).



Sabato 20 gennaio 2024 - Venezia

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