wine setting #17
a cura di Laura Riolfatto
Può un vino dolce passito essere abbinato a tutto pasto?
Associazione apparentemente difficile e se vogliamo arguta ma, con qualche accortezza si può fare, sempre che questa tipologia di vini piaccia, i loro colori sono talmente luccicanti e brillanti che li potrei osservare per ore giocando con i riflessi della luce.
Per una cena durante le feste natalizie ho provato ad abbinare un grande vino friulano, di antichissima tradizione e con una storia emozionante, il Picolit. Un vino dolce passito ottenuto dal vitigno a bacca bianca picolit, autoctono del Friuli e particolarmente difficile da coltivare, infatti soffre di acinellatura e le rese sono molte basse, solo pochi acini riescono a svilupparsi nel grappolo regalando ricche sostanze estrattive, rendendo questo vitigno adatto all'appassimento e donando profumi e sapori davvero preziosi. Per l'occasione ho scelto il Picolit DOCG vendemmia 2011 di Valentino Butussi, azienda di Corno di Rosazzo nei colli orientali in provincia di Udine, abbinandolo ad un antipasto salato e ad una chiusura dolce.
È un vino brillante, che si presenta di un colore giallo dorato intenso, con riflessi ambrati/aranciati, ha una profonda complessità gusto-olfattiva, è dolce, vellutato e morbido. Incantano i profumi floreali e di frutta gialla matura, di albicocche sciroppate, di miele, di vaniglia, di spezie e di tostatura. Ha un grado alcolico abbastanza elevato, 13.5° e la persistenza in bocca è davvero lunga, la sua bella freschezza e sapidità tengono in ottimo equilibro la sua dolcezza, senza renderlo stucchevole e troppo mieloso. È un vino che non si può assolutamente dimenticare, degustato da solo offre sicuramente grandi emozioni.
Come inizio per la serata ho preparato un antipasto composto da una tartare di radicchio tardivo di Treviso e radicchio di campo di Sant’Erasmo, condita con olio extra vergine di oliva, mandorle tritate e un pizzico di tabasco, accompagnato a del paté di Foie gras di anatra al Sauternes, con crostini di pane e burro. Ho proposto un vino dolce Picolit con il Foie gras perché è quasi una scommessa sicura, gli aromi e le persistenze di questi due prodotti assieme si sublimano, tendenza amarognola e dolcezza. Un sodalizio estremamente incantevole al palato, associato poi con pane, burro e radicchio, hanno reso ancora più intrigante e interessante l’abbinamento.
Non c’è Natale per me senza mascarpone e mostarda, il mio dolce preferito per le feste, che quest’anno ho servito in finale di serata con il dolce Picolit, ed è stato un successo. Un’esplosione di morbidezza, cremosità e sapori dolci al palato, accompagnati da una leggera piccantezza della mostarda. Sono riuscita a trovare a Treviso il mascarpone artigianale del Caseificio Carena del lodigiano, che abbinato alla nostra classica mostarda veneta Lazzaris, è riuscito a coinvolgere tutti in un’esperienza gusto-olfattiva sublime.
Il Picolit è un grande vino friulano, che nasce da un vitigno storico antichissimo, il nome deriva molto probabilmente dalla lingua furlana e significa piccolo, stando ad indicare le ridotte dimensione dell’acino e del grappolo, dovute all’acinellatura, di cui soffre il vitigno. Coltivato già in epoca romana, furono suoi estimatori imperatori romani e papi. Il secolo che gli portò grande notorietà fu il ‘700, ricordato e citato in diversi testi enologici dell’epoca, fu grazie all’agronomo Conte Asquini (tra l’altro astemio) che trovò successo, venne infatti da lui pubblicizzato come un gran vino alternativo al già famoso Tokaj. Grazie poi allo snodo commerciale veneziano riuscì a viaggiare e ad entrare nelle corti europee più rinomate dell’epoca, venendo elogiato e apprezzato dal papato e da nobili ricchi.Come per altri vitigni, anche il picolit ha vissuto dei periodi tristi e poco intensi, infatti nell’800 la coltivazione diminuisce notevolmente e arriva quasi a scomparire. Viene riscoperto agli inizi del ‘900 e grazie alla famiglia Perusini che lo inizia a coltivare nuovamente nella zona nota come Rocca Bernarda, ora al centro dell’attuale area DOCG, torna a pieno titolo a ricoprire un ruolo fondamentale nel panorama enologico italiano e internazionale.
Una curiosità racconta che Luigi Veronelli (noto gastronomo, giornalista, editore e filosofo) visitò il Friuli per la prima volta per degustare il vino Picolit prodotto dalla Contessa Giuseppina Perusini e scrisse: "“Non credo vi sia in Italia vino più nobile di questo, [...] Le sue qualità lo renderebbero in Italia, ciò che per la Francia è lo Chateau d’Yquem”.
La DOCG Colli Orientali Friuli Picolit trova il suo riconoscimento nel 2006 e l’area di produzione è formata da colline tra i 100 e 300 mt di altezza nella zona nord-est di Udine. Il terroir è perfetto per la produzione di ottimi vini, giocano un ruolo fondamentale le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, dovute all’aria fredda che scende di notte dal nord delle Alpi e all'aria tiepida che sale di giorno dal mare Adriatico. È una zona con molte ore di sole e con una temperatura media intorno ai 15°, un territorio di mezzo tra le Alpi e il clima continentale/temperato del sud del Friuli.
In questo contesto geografico e storico, lungo la via Forum Julii, antica strada romana che collegava Cividale del Friuli ad Aquileia, nasce nel 1910 l’Azienda Valentino Butussi, oramai storica Azienda di queste colline, che da oltre 100 anni continua una tradizione familiare fatta di continua ricerca dell'equilibrio, investendo costantemente in vitigni storici e autoctoni.
L'azienda coltiva i vitigni di picolit in un fondo collinare con terreni composti da marne in profondità e sabbioso/argillosi in superficie. La raccolta delle uve è manuale e avviene per tutto il mese di ottobre in giornate differenti, a seconda della singola maturazione degli grappoli. Ogni singola vendemmia viene poi fatta appassire per oltre 1 mese, la spremitura dei grappoli appassiti avviene tramite un torchio tradizionale e il mostro ottenuto viene poi fatto fermentare in botti di rovere di Slavonia da 700Litri, nelle quali rimane fino all'autunno successivo. Durante l'inverno il vino viene tolto dal legno e messo a riposo in acciaio fino alla primavera e imbottigliato la settimana dopo Pasqua seguendo il calendario lunare. L'affinamento in bottiglia rimane per 24 mesi, dopodiché il Picolit è pronto per presentarsi ai nostri nasi e palati regalandoci emozioni uniche, raccontandoci attraverso il suo colore brillante, i suoi ampi profumi e i suo intenso gusto un territorio altrettanto affascinante e ricco di storia: il Friuli.
||||||||||||||||||||||||||||||